Il progetto Commentare Foscolo nasce da un’idea della Prof.ssa Donatella Martinelli, del Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali dell’Università degli Studi di Parma ed è finanziato con fondi PNRR - DD.MM. 117 per la transizione digitale. Commentare Foscolo si propone di raccogliere una serie di commenti a Poesie e Sepolcri di Ugo Foscolo, sulla scia di quanto fatto prima dal Dartmouth Dante Project, e - più recentemente - dal progetto Leggo Manzoni, cui deve sostanzialmente il modello. Oltra al lavoro di Filippo Pelacci, titolare della borsa di dottorato, il progetto si è avvalso della collaborazione di studentesse e studenti, che hanno svolto il loro tirocinio curricolare entrando a far parte del processo di digitalizzazione, dall’acquisizione dei testi con OCR, alla loro correzione manuale, fino ad arrivare alla codifica in XML/TEI.
Perché Commentare Foscolo?
Chiedersi “Perché un sito per i commenti” significa, implicitamente, chiedersi “Che cos’è il commento a un testo letterario”. Senza pretendere di fornire una definizione univoca - che per altro non ci compete -, nelle righe che seguono si tenterà di dare una nostra interpretazione, posta a fondamento del lavoro attorno a Commentare Foscolo.
Punto di partenza è l’ormai celebre definizione offerta nel sedicesimo capitolo di Notizie della crisi di Cesare Segre (1993): «Il commento è un apparato di illustrazioni verbali destinato a rendere più comprensibile un testo». Una definizione che offre però una risposta solo parziale al nostro interrogativo; per poter comprendere le ragioni del progetto è quindi necessario scendere più in profondità.
Seguiamo quindi lo sviluppo del discorso di Segre:
Si può dire che il commento s’inserisce tra emittente e ricevente come decrittatore del messaggio. […] Il margine fra testo e commento è decisivo. Perché TESTO + COMMENTO non costituisce un altro testo, ma l’esplicitazione di un tipo di lettura del testo, da considerare immutabile.
A corollario di una simile definizione è quindi possibile ricavare alcuni assunti fondamentali: se ogni commento è il frutto di un atto di interpretazione soggettiva, questo sarà in sé e per sé immutabile, fissato una volta per sempre. Da qui è possibile ricavare un ulteriore corollario: l’attività di commento non ha fine. Ogni singolo atto interpretativo concorre anzi ad un più ampio flusso esegetico-ermeneutico, di cui i singoli commenti non costituiscono che tappe provvisorie, in cui - come nel disegno di Roland Topor, L’autore e il suo doppio - il commentatore assume i panni di un vero e proprio secondo autore.
Proseguiamo quindi sulla scorta di Segre:
Lo scrittore compie un’analisi della realtà, che poi sintetizza in una sua data opera riferendola a una realtà particolare. Il lettore si trova davanti a questa sintesi, che non può abbracciare e tanto meno assimilare in forma immediata: egli perciò è costretto ad attuare a sua volta un’analisi del messaggio, cioè dell’opera, e a realizzare, sugli elementi tratti dall’analisi, una nuova sintesi (interpretativa). Il commento a un testo raccoglie una parte dei risultati di questa analisi, eventualmente preparando le operazioni per la sintesi finale. […] Questa linea andrà però seguita nel verso opposto (SINTESI – ANALISI), cercando prima di tuto di delucidare il testo com’è, cioè la sintesi che l’autore ci ha consegnato, e poi cercando le spie e le fessure che ci permettono a tratti di scorgere qualche momento dell’analisi che ha preceduto e preparato la sintesi. Ε poiché l’opera letteraria, a differenza dal discorso comune, ha anche introiettato la situazione o contesto in cui è stata composta, si cercherà appunto di arrivare ai segnali del contesto, o spie contestuali che dir si voglia.
Tra le righe, si introduce così un altro aspetto fondamentale per comprendere il commento al testo letterario, ovvero il contesto. Contesto che, però, andrà sempre inteso in una duplice accezione. Non solo il contesto dell’autore, cioè il mondo, “l’enciclopedia” all’interno della quale s’iscrive il testo, ma anche il contesto del commentatore/lettore, che in qualche modo riscrive il testo condizionandone l’interpretazione: esemplare, in tal senso, è il Pierre Menard di Borges, ove la semplice riscrittura speculare di un testo risulta innovativa, in quanto inserita in un diverso contesto. Ed è proprio tra questi due contesti che si viene a inserire il commento, il quale agisce come una sorta di ponte tra i due mondi, quello dell’autore e quello del lettore; un ponte tramite cui è possibile tradurre - cioè transducere, portare da una parte all’altra, ma anche, almeno in parte, tradire - il testo da una sponda all’altra della corrente. Il testo appare quindi in tal senso come una «macchina pigra che esige dal lettore un fiero lavoro cooperativo per riempire spazi di non-detto o di già-detto rimasti per così dire in bianco»; rimanendo nella metafora di Umberto Eco (Lector in fabula, 1979), possiamo immaginare quindi il commentatore come adiutore che facilita l’innesco e la messa in moto del motore.
Ritorniamo quindi a Segre, che parla del commento come di un «termometro delle difficoltà della comunicazione». Come si è visto, un commento assume il compito primario di esplicitare tutto ciò che rimane implicito, di difficile comprensione o che è semplicemente alluso all’interno del testo di partenza. Poco importa che si tratti di un riferimento intertestuale, di un termine oggi desueto o da ricollocare all’interno del sistema linguistico originario, di allusioni a fatti contemporanei ignoti al lettore seriore o più in genere al contesto in cui si trova ad operare l’autore: in tutti questi casi, il commentatore si assume onere e onore di aiutare il lettore nella comprensione. È chiaro però come tale difficoltà interpretativa varî con l’approfondirsi della distanza cronologica, culturale, geografica - in una parola della «distanza epistemica» - tra emittente e ricevente.
Definito cosa sia il commento, risulta quindi più agevole comprendere le finalità che sottendono alla creazione di un portale per i commenti alle poesie foscoliane. Si è visto infatti come l’attività di commento sia un flusso di fatto non concluso e non concludibile, che varia necessariamente al variare e delle necessità del lettore e della sensibilità del commentatore. Raccogliere in unico luogo tutti i commenti a specifici componimenti permette quindi anzitutto di storicizzare tale incessante attività ermeneutica, arrivando a comprendere volta per volta le esigenze del pubblico. Tutto ciò consente inoltre di verificare con mano come il contesto del commentatore guidare l’attività ermeneutica. Ma tale attività di collezione (e collazione) offre anche occasione per recuperare interpretazioni successivamente abbandonate, punti di vista diversi che - come un fiume carsico - possono ora riemergere aiutando nella nostra interpretazione.
Sono queste le premesse che ci hanno portato a determinare i criteri per la necessaria selezione dei commenti da digitalizzare. Si sono cioè privilegiati i commenti integrali, rispetto a quelli parziali, cercando di garantire la maggiore eterogeneità possibile sia dal punto di vista cronologico che di formazione ideologica dai commentatori: la speranza è quella di poter offrire una ricostruzione quanto più possibile esaustiva della storia delle interpretazioni foscoliane.